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Ghiacci e correnti oceaniche: due sistemi, una sola anima.
Ghiacci e correnti oceaniche: due sistemi, una sola anima.

Scienza e AmbienteSostenibilità

Ghiacci e correnti oceaniche: due sistemi, una sola anima.

Oceano Atlantico, Transatlantica - Tappa 5

Lo scioglimento dei ghiacci antartici sta alterando il movimento delle acque marine profonde, con effetti potenzialmente devastanti. Nel primo semestre del 2023 alcuni iceberg (grandi come la provincia di Milano) si sono staccati. La comunità scientifica lancia moniti e allerte.

Ma perché questo sta succedendo?

In tutto il mondo, nelle profondità marine, viaggiano incessantemente correnti d’acqua dense e scure. Queste costituiscono circa il 40% del volume totale degli oceani. Immaginateveli come giganteschi nastri trasportatori che distribuiscono calore, ossigeno, anidride carbonica e sostanze nutritive in tutto il pianeta. È fin da subito intuibile l’importanza del loro ruolo: questi nastri modellando il clima e le condizioni meteorologiche su scala globale, ma anche regionale.

Purtroppo però negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. Queste correnti ora sembrano aver rallentato e ancora una volta la colpa è del cambiamento climatico. Nel primo e rivoluzionario rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Onu, pubblicato nel 1990, la complessa interazione tra clima e oceano era appena accennata. All’epoca si sapeva a malapena che gli oceani assorbivano anidride carbonica e calore, ma il resto delle relazioni tra questi ecosistemi e il clima erano solo abbozzate. Oggi invece abbiamo una visione dettagliata del ruolo che questi nastri trasportatori oceanici globali svolgono nella definizione il clima.

I movimenti delle correnti

L’acqua si muove, proprio come il vento, in uno spazio tridimensionale; ci sono correnti che si spostano orizzontalmente, altre verticalmente. Il movimento orizzontale è dovuto alla resistenza del vento, mentre quello verticale è il risultato delle variazioni nella densità dell’acqua. Per esempio, ai poli, quando l’acqua marina salata si congela diventando ghiaccio d’acqua dolce, per prima cosa aumenta la concentrazione di sale nell’acqua rimanente, che di conseguenza diventa più densa e quindi affonda. In questo modo si attiva il nostro nastro trasportatore. I trilioni di tonnellate di acqua più densa e fredda scendono verso le profondità delle regioni polari, da dove poi si spostano verso i tropici. Ai tropici, l’acqua aumenta la sua temperatura, riscaldata dalla luce del sole, diretta e intensa, e quindi torna a salire in superfice. È quello che succede alla Corrente del Golfo, che si muove da ovest a est attraverso l’Atlantico settentrionale. Ma la Corrente del Golfo è solo una delle tante si attivano grazie alla formazione della cosiddetta acqua di fondo dell’Oceano antartico e viaggiano attraverso le acque salate di tutto il mondo, emettendo calore, ossigeno e sostanze nutritive e assorbendo anidride carbonica, prima di tornare ai poli e ricominciare il ciclo.

 

I problemi di oggi

Kathryn Gunn, oceanografa e climatologa presso l’Università di Southampton ha provato a spiegare l’origine del rallentamento delle correnti oceaniche: una parte profonda del capovolgimento della circolazione sta rallentando e, di conseguenza, la quantità di ossigeno che raggiunge l’oceano profondo sta diminuendo. Uno studio pubblicato alla fine del maggio 2023 gli scienziati hanno esaminato una particolare sezione della piattaforma antartica che confina con il mare di Ross e il bacino antartico-australiano. I risultati suggeriscono che il volume di quest’acqua fredda, salata e ricca di ossigeno che cala verso il fondo dell’oceano è diminuito del 28 per cento (nell’arco temporale che va dal 1994 al 2017.

Che cosa può succedere?

Come anticipato in apertura la causa più probabile di questo rallentamento è appunto il riscaldamento globale. Ma perché? La risposta è piuttosto prevedibile: i ghiacci antartici si stanno lentamente sciogliendo. L’acqua di fusione rende le acque più dolci, meno dense e quindi meno propense ad affondare. Questo, in ultimo, frena il capovolgimento della circolazione. Tra le conseguenze più immediate quella che preoccupa di più la comunità scientifica è l’innalzamento del livello del mare. La regione dell’Antartide sembra riscaldarsi più rapidamente di altre, e questo è un problema perché se l’acqua più calda si insinua fino ai confini dell’Antartide il ghiaccio attaccato al continente potrebbe perdere la presa sulla terraferma e crollare in mare. Le conseguenze sarebbero catastrofiche, con innalzamenti ipotizzati di oltre tre metri.

 

Le altre conseguenze

Altre conseguenze serie possono riguardare possibili effetti a catena sul clima globale e regionale. Uno dei timori principali è che un rallentamento nel capovolgimento della circolazione antartica ascendente possa alterare i flussi dell’Amoc (Atlantic meridional overturning circulation) nell’emisfero settentrionale. L’Amoc allo stato attuale pare rallentato di circa il 10-15 per cento, anche se tra i più ottimisti c’è chi sostiene che il rallentamento sia dovuto alla variabilità naturale della corrente. Tuttavia il fronte di scienziati sempre più preoccupati da questa situazione sta aumentando. Secondo Shenjie Zhou, oceanografo del British Antarctic Survey di Cambridge Se l’Amoc rallenta, il Regno Unito e tutta l’Europa riceveranno meno calore, il che poterà a un clima ancora peggiore in inverno. L’effetto di questo rallentamento sui climi regionali tuttavia non è sempre così chiaro. In Australia, per esempio, è probabile che il clima muti all’inverso, causando siccità, ondate di calore e inondazioni più gravi. Potrebbero manifestarsi anche degli effetti di raffreddamento locali, ma questa condizione regionale sarà probabilmente sopraffatta dall’aumento della temperatura globale.

 

Un cane che si morde la coda

L’ultima preoccupazione è che il rallentamento di questo nastro trasportatore globale possa accelerare il riscaldamento del pianeta, che a sua volta è causa dell’alterazione delle correnti oceaniche. Un cane che si morde la coda, dunque. Il nastro trasportatore, essenzialmente, cattura calore e anidride carbonica e li immagazzina nelle profondità dell’oceano per centinaia di anni (è questo il tempo che occorre all’acqua per completare il ciclo e tornare in superficie). Il rallentamento della corrente rende meno veloce questo assorbimento e ne facilita la dissipazione nelle profondità. Queste correnti profonde inoltre spostano i nutrienti andati alla deriva sul fondo degli oceani e li fanno risalire in superficie. Le aree interessate dalla risalita delle acque profonde sono ovviamente popolate da una grande quantità di organismi marini che si alimentano di questi nutrienti che, a loro volta, sono alla base della pesca commerciale. Ma allora che fare? Rallentare il riscaldamento globale. Non esistono vie d’uscita.