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Scilla e Cariddi, due protagonisti senza tempo.
Scilla e Cariddi, due protagonisti senza tempo.

Storie del mareViaggio

Scilla e Cariddi, due protagonisti senza tempo.

Mar Mediterraneo, Siracusa - Tappa 1

Il mito di Scilla e Cariddi, che narra di gesta mitologiche di dei e mortali nello specchio d’acqua che separa Reggio da Messina, è una storia piena di passione, amori non corrisposti, feroci vendette e drammatici epiloghi. È la storia di Scilla, ninfa dalla bellezza unica e trascendentale, trasformata dalla maga Circe in un orrendo mostro. È la storia di Cariddi, creatura marina creata da Zeus capace di ingoiare e rigettare l’acqua del mare per tre volte al giorno causando mortali vortici. Ma se Cariddi nasce fin dal principio con la funzione di cane da guardia del mare e devastatore di uomini, Scillia è solo una vittima delle circostanze e della terribile gelosia della maga Circe. E questo elemento rende tale mito struggente e controverso.

Ma facciamo un passo indietro. Vicino agli scogli di Zancle, su cui amava riposarsi e trascorrere le sue giornate, Scilla, meravigliosa ninfa, incontrò Glauco, pescatore della Beozia. Gluaco si era trasformato in una divinità marina dopo aver mangiato dell’erba magica, all’apparenza innocua, che aveva miracolosamente ridato vita ai suoi pesci. Il beneplacito di Oceano e Teti l’aveva fatto diventare una creatura marina a tutti gli effetti. Ma torniamo a noi. La visione di Glauco, metà uomo e metà pesce, terrorizzò Scilla al punto da farla scappare via. Glauco provò inutilmente a trattenerla urlandole il suo amore e narrandole la sua drammatica storia…

Non sono un mostro né una bestia feroce, o vergine, ma un dio dell’acqua […], prima però ero un mortale, ma a dire il vero il profondo mare era già il mio mondo

Ovidio, Metamorfosi

Arriva Circe

In preda alla disperazione, Glauco compì un grave errore: si rivolse alla maga Circe, figlia di Elio e della ninfa Perseide, dea famosa per i suoi incantesimi in grado di cambiare le sembianze degli esseri umani. Purtroppo l’unico risultato che Glauco ottenne fu quello di scatenare la gelosia della maga che provò subito ad allontanare l’idea di Scilla dal dio marino sfoderando anche le armi della seduzione nei suoi confronti. Tuttavia rifiutata da Glauco, Circe riversò la sua furia su Scilla trasformandola con un terribile sortilegio in un feroce mostro munito di sei teste di cane latranti, che divenne in breve tempo – si intuisce facilmente perché – il terrore di navigatori e marinai di ogni epoca.  Dopo la trasformazione, secondo il mito, Scilla si rifugiò in preda alla disperazione e alla rabbia in una grotta sotto la Rocca, in prossimità di alcuni scogli a pochi chilometri da Cariddi, proprio lui, che abita la sponda Sicula. Scilla e Cariddi non sono altro che due creature spaventose condannate a vivere in eterno l’uno di fronte all’altro, entrambi presenza costante e inesorabile nel cuore del Mediterraneo.

 

La nascita del mito

Fino al XVIII secolo sotto la rocca di Scilla era presente una formazione di scogli molto particolare che dava l’impressione di una creatura mostruosa che usciva dalla grotta. Al tempo dei greci, le mareggiate erano frequenti e le imbarcazioni che passavano per lo Stretto venivano spinte dal mare contro la rocca. Con il mare in burrasca e gli scogli che dilaniavano le imbarcazioni causando la morte di molti, nacque il mito del mostro di Scilla. Sulla sponda sicula, invece, erano le correnti marine a generare dei vortici, che si verificano ancora oggi ma con intensità minore, che inghiottivano le imbarcazioni che vi passavano vicino. Anche qui si pensò ad un mostro, ed ecco Cariddi, una creatura addirittura in grado di risucchiare l’acqua del mare e rigettarla all’improvviso, creando enormi vortici.