Prima dell’arrivo degli europei, l’area che oggi conosciamo come Los Angeles era abitata da popolazioni indigene, principalmente i Tongva e i Chumash. Questi popoli avevano una forte connessione con la natura e vivevano in armonia con l’ambiente, sviluppando una cultura avanzata basata su pesca, caccia e agricoltura. Nel 1769, l’esploratore spagnolo Gaspar de Portolá, insieme al missionario francescano Junípero Serra, arrivò nella regione di Los Angeles come parte di una spedizione per espandere il dominio coloniale spagnolo lungo la costa californiana. Il loro scopo era di stabilire una serie di missioni religiose, con lo scopo di convertire la popolazione indigena al cristianesimo e consolidare il controllo spagnolo sulla regione.
Nel 1771, fu fondata la Missione di San Gabriel Arcángel, a est dell’attuale città di Los Angeles, un punto di riferimento centrale per l’espansione coloniale. La missione non era solo un centro religioso, ma anche un fulcro economico e culturale della regione, e contribuì alla sottomissione delle popolazioni indigene locali, che furono costrette a lavorare per i coloni spagnoli.
Il 4 settembre 1781, un piccolo gruppo di 44 persone, conosciute come “Los Pobladores“, fondarono ufficialmente il “pueblo” di El Pueblo de Nuestra Señora la Reina de los Ángeles de Porciúncula, ovvero “Il villaggio di Nostra Signora la Regina degli Angeli del Fiume Porciúncula”. Questo nome, chiaramente religioso, rifletteva l’importanza del cattolicesimo e delle missioni spagnole nella regione. Il pueblo fu fondato lungo il fiume Los Angeles, un luogo strategico per l’agricoltura e l’approvvigionamento d’acqua, e inizialmente era concepito come un piccolo insediamento agricolo che doveva sostenere economicamente la colonia spagnola in California. I “pobladores” erano un gruppo eterogeneo di famiglie di origine ispanica, africana, indigena e meticcia, riflettendo la diversità della popolazione coloniale.
Nel 1821, con l’indipendenza del Messico dalla Spagna, Los Angeles, come il resto della California, passò sotto il controllo messicano. Durante questo periodo, la città continuò a crescere come un importante centro agricolo e commerciale. Le terre missionarie furono secolarizzate e distribuite ai cittadini privati sotto forma di ranchos, ampi appezzamenti di terra che definirono il paesaggio rurale della California del sud per decenni. I rancheros, che possedevano queste grandi estensioni di terra, divennero figure potenti nella società di Los Angeles. La città, nel frattempo, iniziava a svilupparsi gradualmente, pur mantenendo il suo carattere rurale.
Nel 1848, dopo la fine della Guerra Messico-Americana, con il Trattato di Guadalupe Hidalgo, la California fu annessa agli Stati Uniti, insieme a gran parte del sud-ovest americano. Questo segnò un cambiamento drastico per Los Angeles, che passò sotto il controllo americano. La scoperta dell’oro in California nel 1849 portò un’ondata di nuovi immigrati e un rapido sviluppo economico, che gettò le basi per la trasformazione di Los Angeles da un piccolo villaggio a una grande città.
Con l’arrivo della ferrovia negli anni ’70 dell’Ottocento, Los Angeles divenne un importante hub per il commercio e la migrazione. Le terre agricole furono vendute, e l’urbanizzazione aumentò rapidamente. A cavallo del XX secolo, Los Angeles aveva ormai perso il suo carattere rurale per diventare una delle città in più rapida espansione degli Stati Uniti.
Negli anni ’20 del Novecento, la crescita dell’industria cinematografica a Hollywood catapultò Los Angeles al centro dell’industria dell’intrattenimento mondiale, un ruolo che la città mantiene ancora oggi. Questa crescita si unì allo sviluppo del settore immobiliare e all’espansione urbana alimentata dall’industria automobilistica, che portò alla nascita di una città unica, con una geografia urbana in continua espansione.