Seguendo la nostra rotta arriviamo a Lanzarote, isola delle Canarie.
Passando da qui, diretti verso l’oceano Atlantico, non possiamo non pensare a chi prima di noi, oltre 200 anni fa, ha attraversato queste incredibili terre vulcaniche giungendo a scoperte scientifiche fondamentali per la meteorologia, la geografia, l’ecologia, la fisica, la vulcanologia. Stiamo parlando di Friedrich Heinrich Alexander von Humboldt.
Figura oggi paradossalmente poco ricordata, von Humboldt fu un importante naturalista ed esploratore, tra gli intellettuali più noti e stimati del suo tempo e punto di riferimento per figure quali Darwin e Goethe.
Nato a Berlino il 14 settembre 1769 in una famiglia di aristocratici prussiani, fu sin da giovanissimo uno studioso poliedrico. Spaziò tra studi di lingue, storia naturale, economia, geologia, fisica, anatomia e astronomia, fermamente convinto di come alla comprensione delle leggi dell’universo non si potesse approdare seguendo singole specifiche materie, bensì nutrendosi di discipline differenti attraverso le quali cogliere l’unità della natura e le più profonde connessioni dei suoi diversi aspetti.
Su questo spirito tra il 1790 e il 1796 compì diversi viaggi in Europa ma fu il 5 giugno del 1799, all’età di 29 anni, che partì per la spedizione da sempre sognata. In compagnia del medico e botanico Aimé Bonpland e di molti tra i più moderni strumenti di misurazione come sestanti, quadranti, telescopi, cronometri, teodoliti, inclinometri, cianometri, igrometri, barometri e termometri, salpò da La Coruña, in Spagna, per un viaggio alla scoperta del Sud America che lo portò ad attraversare Venezuela, Colombia, Ecuador, Messico e Cuba, per risalire poi attraverso gli Stati Uniti.
Alle Canarie, nello specifico sull’isola di Tenerife, poco distante da dove ci troviamo noi ora, i due giunsero poco dopo essere partiti, per una prima tappa. Qui scalarono il vulcano Pico del Teide, il terzo più alto del mondo con i suoi 3715 m sul livello del mare, e iniziarono a collezionare dati climatologici e geologici che sarebbero stati alla base di importanti scoperte relative alla connessione tra attività vulcanica e struttura del sottosuolo, alla relazione tra temperatura e altezza e, ancora, all’origine vulcanica delle rocce.
Grazie a questa spedizione che durò oltre 5 anni, Alexander Von Humboldt tornò in Europa portando con sé una grande varietà di campioni biologici, reperti, circa 60.000 esemplari di piante per un totale di 6.000 specie delle quali 2.000 sconosciute ai botanici occidentali.
Fondò la fitogeografia, ossia lo studio della distribuzione geografica delle piante e delle loro comunità, in relazione a particolari condizioni ambientali, climatiche e paleogeografiche che ne determinano la collocazione.
Descrisse la corrente di Humboldt, così chiamata in suo onore: corrente marina fredda che circola nell’oceano Pacifico al largo delle coste occidentali del Cile e del Perù e scorre da sud a nord.
Studiò l’origine e il percorso delle tempeste tropicali e l’aumento dell’intensità magnetica dall’equatore verso i poli.
Elaborò accurate mappe geografiche e inventò le isoterme, quelle linee sulle carte meteorologiche che uniscono i punti della terra e del mare alla stessa temperatura.
Cuadro físico de las Islas Canarias. Geografía de las Plantas de Tenerife. Grafico del profilo in rame, con aggiunta di colore, 17,5 × 39,4 cm. Dal vol. 1 del Viage á las regiones equinocciales del nuevo continente di Humboldt : Hecho en 1799 hasta 1804, por Al. de Humboldt y A. Bonpland (Parigi: En Casa de Rosa, 1826)
Tornato dalla spedizione in Sud America, Humboldt si stabilì a Parigi e nel 1808 pubblicò l’opera con cui riassunse tutte queste scoperte: Voyage aux régions équinoxiales du Nouveau Continent.
A questa esperienza nel 1829 seguì un’altra spedizione, questa volta in Asia, su commissione del re di Prussia per studiare il magnetismo terrestre. Gli ultimi venticinque anni Humboldt lì dedicò poi alla sua opera più rilevante, Kosmos. Cinque tomi (di cui l’ultimo postumo) in cui provò a descrivere la struttura dell’Universo sulla base delle più diverse conoscenze scientifiche approfondite negli anni.
A muoverlo fino alla fine fu quello stesso spirito con cui aveva intrapreso i primi passi e che ancora ispira generazioni di studiosi ed esploratori: l’idea che ogni cosa della natura sia interconnessa, parte di un’unità indissolubile, comprensibile solo nel suo insieme e nella sua complessità, da più punti di vista.
Alexander von Humboldt morì a Berlino, il 6 maggio 1859.