La foresta nazionale El Yunque, già foresta nazionale caraibica, è una fitta ed estesa foresta pluviale situata nella regione nord-orientale dell’isola di Porto Rico. Prende il nome dall’omonimo monte e si estende per 113 km² attraverso le aree comunali di Canóvanas, Ceiba, Fajardo, Las Piedras, Luquillo, Nagüabo e Río Grande. El Yunque è stata inserita nella lista per decretare le nuove sette meraviglie del mondo naturali e, in seguito alla votazione finale avvenuta l’11 novembre 2011, si è piazzata tra le migliori 28 finaliste.
Si tratta dell’unica foresta pluviale tropicale gestita dal servizio forestale degli Stati Uniti, rinomata per la sua incredibile biodiversità e il suo ecosistema unico. La foresta ospita una vasta gamma di specie vegetali e animali, alcune delle quali non si trovano in nessun’altra parte del mondo come il coquí, una piccola rana che è diventata uno dei simboli culturali di Portorico, famosa per il suo caratteristico richiamo notturno.
El Yunque è caratterizzata da un clima umido e piovoso, con precipitazioni che possono superare i 500 centimetri all’anno in alcune zone. Questa abbondanza di acqua crea un ambiente lussureggiante e verdeggiante, con cascate spettacolari e ruscelli cristallini che scorrono attraverso la foresta. La vegetazione è altrettanto impressionante, con alberi maestosi come il tabonuco, il yagrumo e l’acacia, oltre a una miriade di felci, orchidee e altre piante tropicali. La foresta offre anche rifugio a numerose specie di uccelli, insetti e piccoli mammiferi, contribuendo ulteriormente alla sua ricca biodiversità.
Oltre alla sua importanza ecologica e ricreativa, El Yunque ha anche un significato culturale e storico per il popolo portoricano: la a foresta è infatti considerata un luogo sacro dai taino, che credevano fosse abitata da spiriti e divinità.
Con raffiche di vento fino a 250 chilometri orari che sferzavano la Sierra de Luquillo, catena montuosa dove si trova la montagna El Yunque, l’uragano Maria ha letteralmente spogliato le canopie della foresta, trasformando un rigoglioso paesaggio verdeggiante in una distesa fangosa di alberi privi di foglie. Oggi il suo ecosistema si sta lentamente riprendendo, ma, secondo i ricercatori del Servizio forestale del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, gli effetti dell’uragano Maria rappresentano un campanello d’allarme che indica un futuro in cui violente tempeste e abbondanti piogge saranno sempre più frequenti.
I danni subiti da El Yunque sono stati molto gravi: quella che prima era una foresta pluviale tropicale caratterizzata da una fitta canopia era diventata un patchwork di zone frammentate di foresta e aree aperte dove la luce del sole raggiungeva il terreno: un ecosistema boschivo più tipico della savana. L’aspetto più impressionante era nel fatto che la vegetazione della foresta si fosse abbassata in media 7 metri di altezza a causa della violenza della tempesta.
Non tutte le specie della foresta pluviale, però, sono state danneggiate nello stesso modo. Molti dei grandi alberi di Dacryodes excelsa e altre specie di latifoglie che crescono a quote più basse sono stati spezzati dall’uragano, mentre le palme di dimensioni inferiori che dominano le parti più alte della foresta pluviale di El Yunque hanno resistito molto bene grazie ai loro tronchi flessibili che tendono a curvarsi piuttosto che a rompersi in presenza di forti venti. A partire da circa sei mesi dopo l’uragano, un’esplosione di “specie pioniere” – piante erbacee, arbusti e germogli di un albero tropicale chiamato Cecropia – ha iniziato a spuntare e a sfruttare l’abbondante luce solare che raggiunge il terreno della foresta.
Negli ultimi tre decenni, su El Yunque si sono abbattuti tre violenti uragani (di categoria 3 o superiore), tra cui l’uragano Maria: storicamente, uragani di questa intensità si verificavano ogni mezzo secolo circa.
Se la foresta continuerà a essere colpita da un violento uragano ogni dieci anni circa, l’aspettativa è che le palme prenderanno il sopravvento, dando vita a una foresta di altezza inferiore che sequestrerà una minore quantità di carbonio. Una foresta in cui le palme sono dominanti immagazzina infatti una quantità inferiore di carbonio perché queste hanno una capacità ridotta di stoccaggio rispetto alle latifoglie; inoltre, potrebbe resistere meglio agli uragani più violenti grazie al fatto che le palme tendono a non spezzarsi anche in presenza di forte vento.
Parallelamente, altri effetti previsti del cambiamento climatico – come l’aumento degli episodi di siccità a Porto Rico e altrove nei Caraibi – potrebbero colpire più duramente le foreste pluviali con maggioranza di palme essendo queste molto vulnerabili alla siccità.
Esiste dunque speranze che El Yunque riesca ad adattarsi ai molteplici cambiamenti climatici in atto, considerando il fatto che nella propria storia questo ambiente ha vissuto sia gravi momenti di siccità che violenti uragani. Però, è anche possibile che a un certo punto ci troveremo di fronte a un punto in cui questo ecosistema smetterà di essere una foresta pluviale: alcuni modelli suggeriscono che all’intensificarsi delle tendenze di riscaldamento e aridificazione le foreste pluviali di Porto Rico potrebbero trasformarsi in ecosistemi più secchi a vegetazione prevalentemente arbustiva.